La Famiglia dei Gliridi, i Dormiglioni dei Boschi, chi sono?<span class="rating-result after_title mr-filter rating-result-168">			<span class="no-rating-results-text"></span>		</span>

La Famiglia dei Gliridi, i Dormiglioni dei Boschi, chi sono?

Indice:

I Gliridi presenti in Italia

Ghiro, Moscardino, Quercino, Driomio

Cominciamo con il dire che queste specie sono protette dalla legge 157/1992 e, nonostante i danni che a volte possono provocare alle colture, possiamo solamente intervenire attraverso la prevenzione , la cattura e l’allontanamento. Procedimenti di derattizzazione altrettanto importanti e delicati che sottintendono un ampio conoscimento degli animali in questione.

Appartenenti alla famiglia delle Gliridae presenti in modo significativo in Italia sono:

  • Glis glisGhiro (sottofamiglia Glirinae)
  • Muscardinus avellanariusMoscardino (sottofamiglia Leithiinae)
  • Eliomys quercinus Quercino (sottofamiglia Leithiinae)
  • Dryomys nitedulaDriomio (sottofamiglia Leithiinae)

Cominciamo dal più grande dei quattro, e dal più famoso tra l’altro…chi non conosce il detto: “Dormi come un ghiro..”?

Glis Glis Il Ghiro, scheda etologica:

Immagine di un Ghiro
Ghiro

Habitat:

Ampiamente diffuso in tutta l’ecozona paleartica, dall’Europa continentale all’Asia minore. Nel primi anni del ‘900 è stato introdotto in Inghilterra.
In Italia è presente in tutta la penisola dal livello del mare fino a 1500 m e più. Quasi assente nella pianura padana e nelle Puglie.

Ama i boschi di latifoglie e le pinete litoranee miste, predilige i boschi d’alto fusto che gli garantiscono oltre al cibo in abbondanza anche maggiori possibilità di ricovero, lo troviamo anche nei boschi cedui e in tutti quei boschi che stanno nelle vicinanza di castagneti o noccioleti, colture che frequenta attivamente durante le fasi di maturazione dei frutti.

Segnali di riconoscimento della presenza dei Ghiri

Il segnali della presenza del Ghiro sono:  il ritrovamento di grandi quantità di residui di semi e frutti, ghiande, nocciole, pinoli . La buccia delle nocciole ha sui bordi erosioni irregolari a differenza di quelle mangiate dallo Scoiattolo comune che invece le spacca distintamente a metà. I residui sono sparsi uniformemente sotto le piante da cui provengono.

Molto spesso il rifugio del Ghiro coincide con le nostre soffitte o edifici abbandonati, dove sono capaci di fare notevoli danni alle parti lignee del tetto, e qui li possiamo individuare attraverso gli escrementi di ghiro dalla caratteristica forma allungata, oltre che dalla loro rumorosità , in poche parole; non sono affatto discreti, con i loro versi tipici che ricordano un russare con fischio finale.
In natura a parte quello che abbiamo detto è difficile riconoscere i danni prodotti dai ghiri da quelli di altri Roditori arboricoli di taglia media.

Tradizionalmente, per catturare i Ghiri, si usano, durante il periodo autunnale, cassette di legno o tubi di plastica attaccate agli alberi senza la necessità di mettere alcuna esca all’interno.

Morfologia:

  • Lunghezza del corpo: tra i 13 e i 21 cm.
  • Lunghezza della coda : tra gli 11 e i 19 cm. La sua coda è di colore grigio, più o meno scuro, ricoperta da un pelame lungo e folto ed ha una caratteristica difensiva importante,assai comune nei Gliridi, è soggetta ad autonomia, ossia, se afferrata da un predatore si distacca nella sua parte cutanea, le vertebre che rimangono scoperte si seccano e finiscono col staccarsi, al contrario di quello che accade in alcuni rettili , non ricresce. Ha lunghe vibrisse.
  • Peso corporeo: tra i 65 e i 190 gr., peso che aumenta prima dell’ibernazione fino a 250-300 gr.
  • Colore del pelo: I Ghiri hanno il colore del pelo tra il grigio e il grigio-brunastro con la pelliccia più chiara sui fianchi con una linea di demarcazione tra i due colori ben marcata, il pelo è morbido e sottile, potrebbe essere confuso con lo Scoiattolo grigio se non fosse che il Ghiro è decisamente più piccolo e con le zampe posteriori più corte.
  • Vista, forma degli occhi: gli occhi sono grandi e sporgenti con un contorno del pelo più scuro.
  • Denti: hanno la radice, non sono molto evidenti, anche se acuminati, hanno una crescita limitata (denti branchiodonti) per un totale di 20 denti.
  • Intestino cieco: assente, questo fa si che non possano digerire cibi ad alto contenuto di cellulosa.
  • Orecchie: sono corte e arrotondate spesso di un colore più scuro, tra l’1,5 e 2,4 cm di diametro.
  • Piedi: piede posteriore tra i 2,5 e i 3,5 cm di lunghezza. Hanno unghie lunghe acuminate e ricurve, ottime per arrampicarsi rapidamente.
  • Durata della vita: Il Ghiro ha un aspettativa di vita elevata compresa tra i 6 e i 12 anni , in media 9.

 

Immagine di una famigliola di ghiri che dorme
Escrementi di ghiro, simili a quelli di topo ma non uguali

Comportamento sociale:

Come abbiamo già accennato, i Ghiri vanno in ibernazione, la loro attività annuale è caratterizzata da fasi, tra le quali, la fase antecedente all’ibernazione è il momento in cui i Ghiri si nutrono di più e sono più attivi. L’ibernazione vera e propria ha una durata differente a seconda del clima. In Italia di solito dura sei mesi e va da novembre agli inizi di maggio e può essere interrotta da brevi risvegli.

La loro attività, quando non dormono è prevalentemente notturna. Il nido dei ghiri normalmente è nelle cavità degli alberi, in quelle naturali o vecchi nidi di picchi, nelle case invece frequenta le soffitte, i sottotetti o anche grotte, insomma qualsiasi rifugio gli possa assicurare le giuste condizioni di umidità e protezione dal freddo. Abita anche le casette dei nidi per uccelli, quando disponibili, ma solamente nei periodi di attività.

Il Ghiro ha un accentuato comportamento di aggregazione, ma senza una gerarchia precisa, due o tre femmine imparentate tra loro possono addirittura divedersi il nido e allevare insieme i loro piccoli.
Il periodo riproduttivo va da giugno ad agosto, le nascite avvengono tra fine luglio e fine agosto, la femmina nella maggior parte dei casi fa’ un solo parto all’anno, i piccoli di ghiro che nascono in media sono tra i 4 e i 6.

Preferenze alimentari:

Essenzialmente vegetariano, il Ghiro non disdegna cibarsi d’insetti, larve o uova di uccelli. Specialmente al risveglio del letargo invernale, mentre più si va verso l’estate più si nutre di vegetali ad alto contenuto energetico, in generale avvicinandosi il periodo dell’ibernazione aumenta il consumo di cibo.

Un ruolo importante per l’aumento del tessuto adiposo, a partire dalla fine di giugno lo hanno le nocciole per poi passare alle ghiande, castagne e faggiole. Alle volte in mancanza di alimento può decorticare gli apici di piante arboree, per nutrirsi della linfa causando danni anche gravi ai rami apicali.

Curiosità:

La specie è stata sempre molto ricercata per la prelibatezza delle sue carni, fin dal tempo degli antichi romani, i quali li allevavano in appositi contenitori chiamati gliraria, a questo proposito è probabile che le popolazioni insulari in Italia siano state introdotte proprio in quel periodo , grazie al loro utilizzo come risorsa alimentare.
Tradizioni culinarie rimangono tuttora in alcune zone d’Italia, soprattutto in Toscana, Lazio e Campania , dove la specie è purtroppo ancora oggi, vittima del bracconaggio.

Muscardinos avellanarius – Il Moscardino

Immagine di un Ghiro MoscardinoHabitat:

Come tutti i componenti della famiglia dei Gliridi anche il Moscardino è specie protetta, (legge 157/1992 della convenzione di Berna).

Intelligente agile e con un notevole senso dell’equilibrio è diffuso in gran parte dell’Europa continentale, fino alla Danimarca e svezia a nord, mentre al sud è presente in Grecia, e nel nord della Turchia.

In Italia lo troviamo in tutta la penisola, meno lungo le coste troppo abitate e in gran parte della pianura padana, completamente assente in Sardegna e nelle isole minori.

Il Moscardino abita i boschi di vario tipo purchè non siano troppo piccoli o troppo isolati, ha bisogno di siepi di “collegamento”che, permettano agli individui, di migrare da un bosco all’altro, è importante anche la presenza di un sottobosco abbondante con arbusti e piante rampicanti e continuità tra le chiome degli alberi più bassi. Adora i boschi di querce cedui e ovviamente i noccioleti, da qui il suo nome “avellanarius”.

Segnali di riconoscimento della presenza del Moscardino

Possiamo riconoscere la presenza del Moscardino osservando alcuni segnali caratteristici:

  • Quando incontriamo nidi a forma subsferica senza un foro di entrata delimitata in mezzo ai cespugli o alle piante rampicanti, tra gli 1 e i 5 m dal terreno costituiti da corteccie, foglie, muschio, steli d’erba.
  • Nei noccioleti rinveniamo in terra o addirittura ancora appesi all’albero nocciole con erosioni perfettamente circolari, dove sui bordi troviamo solo i segni degli incisivi superiori. Pur non essendo soggetto a pullulazione e quindi ad un aumento demografico elevato, può causare danni alle culture di nocciole.

Le tecniche di rilevamento usate per i Moscardini sono l’hair-tubing utile per rilevare la presenza di quasi tutti i Roditori arboricoli che consiste in collocare tubi di plastica aperti da un solo lato su arbusti a 2-3 metri d’altezza senza esca o le cassette nido con il foro d’entrata rivolto verso il tronco cosí da non essere usate dagli uccelli.

Morfologia:

  • Lunghezza del corpo: tra i 6,5 e i 9 cm., è il più piccolo tra i Gliridi europei, il suo piede posteriore misura tra 1,5 e 1,8 cm
  • Lunghezza della coda: la coda è lunga tra i 5,5 e gli 8,5 cm interamente coperta di pelo folto e lungo.
  • Peso corporeo: tra i 15 e i 30 g, poco prima dell’ibernazione, può arrivare a pesare 40 g.
  • Colore del pelo: il pelo ha un colore brillante marroncino tendente all’arancio, o giallo-fulvo, il ventre è color crema chiaro. Su ciascuna delle guance ha una macchia di pelo bianco.
  • Vista, forma degli occhi: gli occhi sono grandi e sporgenti, normalmente neri.
  • Orecchie: sono poco sviluppate e arrotondate, misurano tra 1 e 1,2 cm.
  • Denti: totale di 20 denti, hanno la radice, non sono molto evidenti, anche se acuminati, hanno una crescita limitata (denti branchiodonti).
  • Durata della vita: In natura può vivere tra i 3 e i 5 anni, in media 4. si può dire quindi che è abbastanza longevo.

Immagine di un Ghiro Moscardino arrampicato su un fioreComportamento sociale:

L’attività dei Moscardini è caratterizzata da un lungo periodo di ibernazione (letargo) che varia molto a seconda del clima e delle latitudini.

Nell’Italia centrale questo periodo si colloca tra novembre ed aprile, ma è stato evidenziato che, nel clima mediterraneo non occorre un vero e proprio periodo di ibernazione, piuttosto lo si può definire una specie di torpore, intervallato da fasi attive di alcune ore. Questi periodi di torpore durano in media tra i 15 e i 30 giorni.

Quando attivo, il Moscardino vive principalmente la notte, e lo si osserva nei suoi agili spostamenti tra le fronde degli arbusti, difficilmente scende a terra, in effetti è il meno terricolo della sua famiglia.

Il nido del Moscardino usato durante l’inverno è differente da quello estivo, appena uscito dal letargo va alla ricerca di un nuovo posto dove costruirlo, più individui possono condividere lo stesso nido. Durante la buona stagione occupa facilmente le casette nido per uccelli sempre riempiendole con materiale vegetale.

La riproduzione coincide con la primavera e prosegue per buona parte dell’estate le femmine della specie possono partorire due o anche tre volte all’anno, la gestazione dura tra i 22 e i 24 giorni e danno alla luce tra i 3 e i 5 piccoli di moscardino ad ogni parto. La maturità sessuale avviene dopo il superamento del primo inverno.

Preferenze alimentari:

Come gli altri Gliridi il Moscardino non ha l’intestino cieco e questo fatto le rende indigesta la cellulosa presente nelle erbe e nella foglie, le sue preferenze, di conseguenza, sono indirizzate verso fiori e frutti, non disdegna comunque, seppur per brevi periodi, larve ed insetti.

Durante il periodo estivo però l’alimentazione del Moscardino si concentra sui semi di numerose piante tra i quali le nocciole e le ghiande delle querce, questo le permette di immagazzinare più riserve lipidiche in vista dell’ibernazione. La mortalità è alta per l’appunto, tra i giovani moscardini , nati alla fine dell’estate che non sono riusciti ad accumulare, per mancanza di tempo, sufficenti riserve.

Eliomys quercinus – Quercino, anche chiamato: Topo Quercino

Immagine di un Topo QuercinoHabitat:

Il Quercino o Topo quercino (Eliomys quercinus) è diffuso in gran parte dell’Europa sud-occidentale e centrale, non è presente in Inghilterra anche se si presuppone che, gli antichi romani, lo avessero introdotto nell’isola per scopi culinari, tanto è vero che sono stati trovati resti di quercino nell’antico insediamento di York. Manca anche in Irlanda, Danimarca, penisola scandinava e da tutto il nord Europa.

Il Quercino In Italia,  popola tutta la penisola e le isole maggiori mentre invece è praticamente assente in gran parte della pianura padana essendo, la specie del Quercino, legata all’ambiente forestale come tutta la famiglia dei Gliridi.

Pur essendo il meno arboricolo della specie dei Gliridi, e quindi la sua presenza scarsamente legata alla presenza vera e propria del bosco ad alto fusto, ha bisogno sempre di una vegetazione arborea e arbustiva .

Tra i boschi comunque ama quelli di conifere e disdegna le latifoglie, si trova a suo agio anche in ambienti rocciosi ben esposti al sole, tra i cui anfratti spesso costruisce il suo nido per l’ibernazione che come per il moscardino è spesso differente dal nido dei periodi di attività e riproduzione.

Frequenta a volte i parchi e i giardini e può penetrare negli edifici rurali specialmente quando si avvicina il periodo del letargo.

Segnali di riconoscimento della presenza del Topo Quercino

Sono pochi e difficili da distinguersi i segnali che comprovano la presenza del quercino, essendo un animale assai schivo, costruisce i suoi nidi di attività tra i cespugli o nelle cassette per uccelli.

Può occasionalmente arrecare danni alle colture e alle danni alle piante da frutto, preferendo per le pere e le pesche, in questo caso anche un solo individuo causa danni di entità elevata , vista l’abitudine di assaggiare un gran numero di frutti senza mangiarne uno per intero. Danni sono stati segnalati anche sulle coltivazioni ortive da foglia. Nell’ambito delle culture forestali , sono state documentate erosioni profonde nella corteccia delle conifere allo scopo di nutrirsi della linfa.

Morfologia:

  • Lunghezza del corpo: tra i 10 e i 15 cm. Dimensioni maggiori del Dromio, e minori del Ghiro, il piede posteriore misura tra i 2,4 e i 3 cm.
  • Lunghezza della coda: tra i 7,5 e i 13 cm. L’osservazione della coda del Topo quercino è il metodo più sicuro che lo distingue dal Dromio (Dryomys nitedula). Essa è provvista di peli corti per i tre quarti della sua lunghezza, formando un ciuffo di peli più lunghi all’estremità che ricorda la forma di un pennello.
  • Peso corporeo: tra i 50 e i 60 g , arrivando ai 190 g e oltre prima dell’ibernazione.
  • Colore del pelo: presenta una colorazione grigiastra tendente al marrone sul dorso e sui fianchi, il ventre invece appare bianco o crema, la coda è normalmente scura superiormente e bianca nella parte inferiore, ma questa colorazione varia a seconda delle sottospecie. Il muso è caratterizzato dalla presenza di una “mascherina” nera più estesa e definita di quella del Dromio, che arriva fin dietro le orecchie che lo distingue dal Ghiro.
  • Vista, forma degli occhi: Occhi grandi e sporgenti prevalentemente neri.
  • Orecchie: Le orecchie del topo quercino sono grandi e rivolte in avanti , misurano tra gli 1,8 e i 2,8 cm di diametro.
  • Denti: totale di 20 denti, hanno la radice, non sono molto evidenti, anche se acuminati, hanno una crescita limitata (denti branchiodonti).
  • Durata della vita: mediamente intorno ai 20 mesi , ma possono vivere anche 3 o 4 anni. Il più alto tasso di mortalità si riscontra durante il periodo di ibernazione.

Comportamento sociale:

Il periodo di ibernazione è quello che caratterizza l’attività annuale del quercino, periodo che normalmente dura dalla seconda metà di settembre fino a maggio ,  nelle aree mediterranee, questo si riduce a uno o due mesi. Il letargo viene trascorso in nidi appositi, in un ammasso di materiale vegetale, che possono essere condivisi anche da più individui, nelle cavità del suolo, negli anfratti rocciosi e talvolta anche negli edifici rurali.

Quando sono in attività, questa è prevalentemente notturna. Il Topo quercino frequenta il suolo più di tutti gli altri Gliridi italiani, trascorrendo su di esso gran parte del tempo. I nidi del periodo di attività sono massicci , subsferici e mal definiti, collocati tra gli arbusti ad un altezza che si aggira intorno ai 50 cm fino ai 3 m dal suolo. Si possono trovare però anche nidi di attività , tra le radici degli alberi, nei muretti a secco e nelle cataste di legna.

Il Topo quercino emette una grande varietà di suoni che hanno molta importanza nelle interazioni sociali

La durata del periodo riproduttivo ha inizio in primavera appena usciti dall’ibernazione, le nascite dei piccoli di topo quercino, hanno luogo durante l’estate, nelle località dove il clima è favorevole possono esserci anche due parti all’anno. La gestazione dura tra i 22 e i 28 giorni e vengono alla luce tra i 4 e i 6 piccoli di topo quercino.

Alimentazione:

Il Quercino pur essendo prevalentemente onnivoro è tra i Gliridi quello che si nutre di più di cibo di origine animale, come larve e adulti di insetti, piccoli mammiferi, Anfibi, Rettili e di uova di uccelli.Comunque non disdegna affatto i frutti pendenti di molte piante, quali faggiole, nocciole, ghiande e bacche, mangia germogli e alle volte decortica le piante nella loro parte apicale per nutrirsi degli umori della pianta.

Dryomys nitedula – Driomio

Immagine di un Driomio
Foto: Driomio

Habitat:

Il suo areale si estende  dalla Germania, all’Italia, alla Grecia, includendo poi ampi settori  dell’Asia centrale, fino all’Afganistan e alcune regioni della Cina.

Il Dromio in Italia si trova nelle aree boscose di montagna fino ai 2000 m di altitudine ( Dolomiti e Aspromonte), presente in tutti i boschi che hanno un folto strato arbustivo.  Alle volte penetra all’interno delle abitazioni situate ai margini del bosco.

Segnali di riconoscimento della presenza del Driomio

Specie ancora più difficile da osservare dello stesso Quercino. Si possono comunque catturare esemplari con trappole di dimensioni adatte collocate sui rami degli alberi, ricordando sempre che come gli altri Gliridi,  il Dryomys nitedula è specie protetta.

Altre tecniche utilizzate per il monitoraggio sono riferibili all’uso delle cassette nido per uccelli all’interno delle quali, la specie spesso nidifica nei periodi di attività.

Morfologia:

  • Lunghezza del corpo: tra gli 8,5 e i 13 cm. La lunghezza del piede posteriore è di 1.9 -2,4 cm.
  • Lunghezza della coda: tra gli 8 e i 9,5 cm. La coda è ricoperta per intero da un folto e lungo pelo leggermente biancastro nella parte inferiore, e questa è una delle differenze che il Driomio ha con il Quercino.
  • Peso corporeo: tra i 18 e i 35 g , peso che aumenta prima dell’ibernazione.
  • Colore del pelo: nella parte superiore del dorso il Driomio, presenta una tonalità tra il grigio e il marrone, la sottospecie diffusa sull’Aspromonte ha una colorazione del mantello grigio chiara, mentre il ventre in tutti i casi è sempre chiaro, tra il bianco e il crema. Anche lui ha una “mascherina” nera intorno agli occhi che lo distingue dal Ghiro, ma meno netta ed estesa e difficilmente arriva fin dietro alle orecchie.
  • Vista, forma degli occhi: Gli occhi del Driomio roditore arboricolo, sono grandi e sporgenti, normalmente neri.
  • Orecchie: le orecchie del Driomio , sono più arrotondate rispetto a quelle del Quercino e più corte con un diametro tra l’1,2 e 1,5 cm.
  • Denti: totale di 20 denti, hanno la radice, non sono molto evidenti, anche se acuminati, hanno una crescita limitata (denti branchiodonti).

Comportamento sociale dei Gliridi

Essendo un animale prettamente montano, e quindi vivente in un clima relativamente freddo, il Driomio ha un prolungato periodo di ibernazione che va da ottobre alla fine di aprile, metà di maggio. È una specie che si movimenta soprattutto sugli alberi e sugli arbusti, ad attività prevalentemente notturna. Durante il giorno si ripara nel suo nido, di foglie, muschio e erbe varie.

Nel caso del Driomio, gli individui sono spesso solitari, al massimo tre di loro possono condividere lo stesso nido, anche lui come il Quercino produce un vasto assortimento di suoni.

Il periodo riproduttivo va da maggio all’inizio del mese di luglio, la gestazione dura tra i 23 e i 25 giorni, le femmine partoriscono da 2 a 6 piccoli di Dromio, di solito fanno un solo parto all’anno.

Alimentazione:

Il Driomio si nutre di vegetali, come germogli, frutti, fiori e semi , ma non disdegna cibo di origine animale soprattutto insetti e uova di uccelli.

Come abbiamo detto all’inizio di questa serie di schede informative sui Gliridi, e ricordato poi, queste sono specie protette, che purtroppo possono causare seri danni sia alle latifoglie che alle conifere ( Faggio, Abete bianco, Abete rosso e Pino domestico), danni alle produzioni di nocciole o dei pinoli e ( nel caso del Ghiro), nelle abitazioni umane rendendosi responsabile di danni alle strutture in legno e ad altri materiali.

La domanda che ci poniamo pertanto è questa: “ Come possiamo allontanare i Gliridi?”.

Innanzi tutto attraverso il monitoraggio e la strategia di collocamento delle trappole speciali, e poi usando semplici ma determinati accorgimenti preventivi. Questo tipo di intervento definito come  derattizzazione specializzata o derattizzazione target, è bene che sia eseguito da personale qualificato e altamente preparato,  che oltretutto, abbia conoscenze legislative ambientali e esperienza in colture agricole.

Vota qui